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 Neve Suicida.

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MessaggioTitolo: Neve Suicida.   Neve Suicida. Icon_minitimeSab Giu 06, 2009 10:14 pm

era l'estate del 2007 quando ho buttato giù queste righe, in maniera così istintiva e priva di revisione che non penso nemmeno possano formare un "racconto".
ieri notte mio fratello mi ha narrato una scena a cui ha assistito per caso in spiaggia e mi è tornato in mente quello che avevo scritto due anni fa.


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La neve che cade dolce sul mare in una giornata rigida d’inverno è uno spettacolo mozzafiato, una di quelle visioni che difficilmente riescono a farti restare impassibile. I fiocchi candidi si appoggiano stanchi sulla distesa d’acqua e lasciano che il sapore salino delle onde li culli fino a scioglierli del tutto.
Il modo in cui i cristalli gelati si abbandonano all’avvolgente abbraccio dei flutti ricorda il rapporto simbiotico e al contempo distruttivo di due amanti: l’uno ingloba l’altro e lo rende suo, annulla la sua brama di fuga e lo incatena indissolubilmente a sé. Così i fiocchi di neve si tuffano nel mare e di loro, ben presto, non resta che un sussurro.
Lontano, passi ovattati diventano sempre più nitidi e percorrono la sabbia lambita dalle onde mutevoli. Lei si ferma con la faccia rivolta all’acqua, il suo unico compagno è il silenzio. La pace che sente insinuarsi in lei non le è nuova, ma chiude gli occhi lo stesso e si lascia trasportare da sensazioni e da ricordi.
Il crepuscolo è l’ora ideale per pensare in riva al mare, senza turisti o persone del luogo pronte a intercettare ogni suo minimo stato d’animo. Ogni tanto sente il bisogno di staccare da tutto e da tutti e si ritaglia uno spazio esclusivo per lei e per i suoi sogni. Oggi in testa ha impressa una canzone che ha sentito alla radio: “Ci sono giorni in cui mi sveglio spento e tutto sommato provo a starci dentro. Nella mia stanza aspetto il mio momento, sono qui, aspetterò. Io aspetterò”.
Ripete le parole una, due, tre volte, muovendo le labbra morbide e dondolando sciolta la testa. Ciocche di capelli ricci sbattono sulla schiena, lottando contro la nebbia circostante. Nebbia e neve si fondono e opprimono la figura snella e solitaria che emette la sua ombra sulla battigia.
Ogni aspetto di lei è allegra inquietudine, non si fa abbattere da niente ma non si lascia mai trasportare dall’entusiasmo. Ogni aspetto di lei è così facile da amare, eppure quella ragazza dalle mani grandi e sottili non riesce a sorridere al suo riflesso tra le onde.
Non scosta dagli occhi notturni la frangia che li ricopre e che le impedisce di notare la schiuma bianca portata ai suoi piedi dal mare. Sembra solo stanca, decisa, però, a restare i piedi. Le ginocchia tremano leggermente, ma la sua volontà di stare immobile vince. Lei sa che potrebbe alleviare la sua paranoia anche solo sedendosi sulla sabbia umida, eppure non vuole smettere di pensare, di soffrire, di punirsi. Resta lì, coi piedi doloranti e le idee che cercano di volare. Osserva queste ultime librarsi in aria per poi cadere, violente, e cozzare al suolo senza un lamento.
È giovane, ma sa già cosa può riservare la vita per quelle come lei, per quelle persone che non si accontentano dell’ovvietà, che cercano un’ambizione per la quale valga davvero la pena di sputare sangue e di non dormire.
La brezza fredda la risveglia dalla momentanea quiescenza e il cielo, torbido come il mare che sovrasta, la copre e le impedisce di piangere, di ridere, di provare qualsiasi emozione.
Agli occhi del gabbiano appostato là vicino, la ragazza sembra un involucro senza contenuto, un corpo senza anima. Come se i gabbiani potessero capire i momenti di assoluta apatia propri solo degli uomini. Come se un animale avesse la capacità di comprendere la sensazione di abbandono di una giovane donna che ha appena deciso di immergersi in acqua e di non tornare più a galla.
Eppure in quel determinato momento tutto è possibile, perfino che un gabbiano arrivi ai pensieri più nascosti di un umano, pensieri che nemmeno lo stesso umano sa di aver appena formulato. Lei, che crede di conoscere ogni anfratto della sua mente contorta, lei ora non è più padrona della sua volontà e si dirige risoluta verso l’acqua. Le scarpe sporche di sabbia affondano nel bagnasciuga, toccano le prime onde, vengono quasi sommerse dalla marea che sta cominciando ad alzarsi. Quando le caviglie sono raggiunte dagli schizzi, la ragazza si scuote e si guarda attorno. Si volta verso la spiaggia, mentre mille paure si accavallano e si sovrastano una con l’altra.
Procede tremando e l’acqua le arriva alla vita. Pochi altri passi e le spalle vengono coperte dalle ondate, ormai lontane dalla riva.
I ricci umidi galleggiano sulla pellicola della superficie marina, ultimo segno della ragazza, che solo un gabbiano in volo riesce a cogliere.
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serial_dreamer
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MessaggioTitolo: Re: Neve Suicida.   Neve Suicida. Icon_minitimeMer Giu 17, 2009 12:47 pm

mi piace molto questo ritratto. a partire dall'immagine riuscitissima della neve come metafora della fusione ma anche dell'annullamento hai percorso lo stato d'animo della ragazza descrivendola per contrasti, alternando la sicurezza e la determinazione con l'insicurezza e il sentirsi "sveglio ma spento". sembra proprio che tu abbia seguito l'avvicendarsi dei pensieri contrastanti della ragazza, che non riesce a trovare una stabilità per questo e si sente vuota, anche della sua volontà. bellissima l'immagine del gabbiano che vede in lei solo un involucro.

bel lavoro Approvato !!!!
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