.È un vago ritornare a quelle sere
che schiudono parole sui mulini
forse perché lo sguardo non distoglie
da aperture che mirano sorpresa
dove gli occhi, la vacanza, i pianisti
giocano d’amore, le melodie
che chiamano il mio nome
azzurro che stinge tutti i fiori
non mi s’adduca più a finzione
la parte estrapolata senza rischio
dove si scarabocchia un animo che
corregge i multipli di sé
tenendoli in segreti di chiamate brevitu con la mano, asporti il torbido del fiume
quel martellare senza guadi
su reliquie di gambe incrociate
nebbie e sangue nelle intermittenze
tu, a ripulirmi il freddo, ancora
dalla scala per portarmi in salvo