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 Le mie mani sono le mani di Valentina

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MessaggioTitolo: Le mie mani sono le mani di Valentina   Le mie mani sono le mani di Valentina Icon_minitimeVen Giu 12, 2009 7:40 pm

Le mie mani sono le mani di Valentina

Alberto Gioacchini
Domenica 23 Gennaio 2009 Ore 02.00 am

Mi sveglio di scatto e grido, tiro un pugno sul muro alla cieca, becco il quadro con la nave che sta sopra al mio letto e lo spacco, mi si impianta un pezzo di vetro nella mano ma non mi fa male, accendo la luce e lo fisso serio serio, mi scendono le lacrime ma non per il dolore, mi scendono le lacrime per quello che ho perso, per quello che mi è scivolato dalle mani e di cui ora non rimane nemmeno l'alone, mi rigiro il pezzo di vetro nella carne e stringo le labbra respirando dalle narici, sento mio padre salire le scale e penso a quello che ho nel cuore, penso a qualche mese prima quando le mie mani erano le sue mani.
La mia storia e, in un certo senso, la mia vita inizia un anno fa, dico così perchè è da un anno che ho scoperto che l'amore è vero solo se cambia, se mi aveste conosciuto un anno fa lo capireste, l'amore mi ha cambiato e ha tracciato in me due solchi come ruote di carri, che vanno lungo un sentiero lunghissimo, solo che senza lei non so come continuare a camminare, non so come seguire questi solchi. Mi capita spesso di fermarmi un secondo e trattenere il fiato cercando un alito di vento nel mio cuore, cercando un qualcosa che mi alimenti come mi alimentava lei, cercando e cercando senza trovare in nessuna uno sguardo che mi dia la scossa com'era con lei, setacciando con gli occhi una mano che scivoli tra i capelli com'era abituata a fare lei. Non la descriverò nei minimi particolari, la lascerò sbrigliata danzare nei miei ricordi e mi rammarico per un istante pensando a voi che non potete immaginarla danzante sciogliersi i capelli.
Mi sono accorto di lei a scuola, era li in primo banco e io non mi ero accorto di nulla in quattro anni di scuola, non mi ero accorto di una ragazza così, non voglio descriverla troppo, vorrei rimanesse impressa nella mia memoria come fosse un dono raro, vorrei essere l'unico a conoscere le sue fattezze, le sue misure, i suoi colori, i suoi sguardi. So che è impossibile, l'avranno già vista in tantissimi, in troppi per i miei gusti.
Era li in primo banco e aveva quell'aria di leggerezza, di vento che non fa piegare i fiori, li accarezza sul capo e scorre via come acqua, era li in primo banco e io avevo una voglia matta di alzarmi in piedi e camminare lento fino al suo posto, prendergli il viso tra le mani e dirgli “guardami, io sono qui”. Come avrete intuito sono rimasto seduto e credo di essermi risparmiato una bella figura di merda, decisi di parlarle ma mi bloccavo di colpo ogni qualvolta lei passasse accanto a me, la conoscevo da anni ma prima la vedevo come una persona normale, da quel giorno cominciai a vederla come un sogno, una donna, un desiderio cantato da un flauto traverso, non riuscivo ad essere sciolto e lei se ne accorse presto, una volta almeno un “ciao” mattutino ce lo scambiavamo.

Valentina Covoni
Lunedì 23 Gennaio 2008 Ore 07.00 am

Valentina esce di casa e si pinza i capelli sopra le orecchie com'è abituata a fare, si tira giù la maglietta che si sta ritirando scoprendo il piercing all'ombelico che i suoi gli hanno raccomandato di non fare assolutamente e sale in macchina. Sua sorella ha 22 anni, lavora in centro quindi accompagna la minore a scuola. La ragazza diciassettenne s'infila le cuffiette e mette riproduzione casuale, la macchina sfreccia lungo la strada e si lascia indietro la casa di Valentina e il suo letto ancora caldo. Arriva a scuola con “Senza Parole” di Vasco nelle orecchie ed entra in classe, si siede nel suo posto in prima fila e apre il libro di Storia per ripassare prima dell'inizio delle lezioni e del temuto compito. Non ha nemmeno letto dieci pagine che entra in classe un ragazzo.

Alberto Gioacchini
Lunedì 23 Gennaio 2008 07.10 am

Alberto esce di casa e inforca gli occhiali da sole, si abbassa un po' i pantaloni e sale in bicicletta, mette su le cuffie e comincia a sfrecciare, pensa a lei e ai brividi che gli da, Alberto la sogna spesso ma nei suoi sogni non sa cercare, non sa trovare un modo per avvicinarla, ha paura che scappi, ha paura di rovinare il poco che c'è, come quando si gioca a Shangai e si ha la perenne tensione addosso di sbagliare un tremito, un respiro e mandare a monte tutto. Arriva a scuola in fretta, prima del solito. Parcheggia la bici in mezzo alle altre e sale le scale che lo separano dalla sua classe, apre la porta che puzza di ammoniaca ed entra in classe, gli viene un colpo, il cuore gli si tuffa con un triplo salto carpiato nella pancia quando vede Valentina al suo posto, la ragazza alza lo sguardo dal libro che sta leggendo e lo guarda.
Alberto sta zitto e diventa paonazzo, poi apre la bocca e dice ciao con una voce troppo roca, con la voce di una cornacchia. Valentina lo guarda e si alza in piedi, si stiracchia scoprendo la pancia abbronzata e sbadiglia.
-Vieni a fumare una sigaretta?- gli fa con una tranquillità strana, di quelle che fanno male.
Alberto annuisce e scendono insieme in giardino, si accendono una sigaretta e si siedono sul muretto parallelo alla palestra dove fanno educazione fisica il sabato.
-Sei pronta per il compito?- fa il ragazzo.
-No, per niente, La rivoluzione francese non mi entra in testa è troppo piena di date!-
-Ah, io la data d'inizio me la ricordo perchè è composta da numeri crescenti: 1789-
-Ma va? Sei un genio- dice Valentina ridendo.
-Che fai sfotti?-
Ridono insieme e Alberto pensa che in un modo o nell'altro ce la può fare, in un modo o nell'altro sta parlando e la lingua non vuole fermarsi più, in un modo o nell'altro si sta innamorando e il cuore non vuole smettere di battere, il cuore impazzito sembra prendere il volo con tutti i desideri del ragazzo.

Alberto Gioacchini
Martedì 23 Marzo 2008 Ore 20.15 pm

Alberto prende in mano il cellulare e digita veloce un messaggio, scorre la lista dei numeri in rubrica, supera mamma, Nadia, Priamo, papà, Sara e arriva fino a Vale. Esita un pochino poi schiaccia invia messaggio e lo butta sul letto, aspetta due secondi poi va a riprenderlo e se lo mette in tasca. Non scende a cena, non ha fame per niente, ha le gambe informicolate, l'mp3 scarico e i libri immobili nella posizione in cui sono da quasi tre settimane. Prende in mano il violino e suona un po', si lascia trasportare dalle note che ora viaggiano come particelle subatomiche per la stanza e chiude gli occhi, ogni tanto storce la bocca o aggrotta la fronte, il pensiero sempre rivolto alla sua fissazione, fa pensieri strani, non pensa a trombarsela, a possederla. Pensa unicamente a quanto strano si sente quando le loro mani si toccano, pensa unicamente al fatto che nessun musicista, scrittore, attore o poeta potrebbe rendere onore al miracolo che gli sta accadendo. Con Valentina non sta andando malissimo, si scrivono spesso... all'inizio solo cazzate poi, col tempo, sono arrivati a parlare di cose più serie, Valentina gli racconta spesso dei suoi problemi e dice spesso di essere felice d'aver trovato un amico come lui, gli racconta spesso anche dei problemi con il suo ragazzo che è troppo geloso e che pensa solo a scopare, Alberto non l'ha mai visto ma lo odia dal più profondo dell'animo, lo odia perchè non si rende nemmeno conto di quanto fortunato sia, non capisce come possa non capire la meraviglia che ha tra le mani e sulle labbra. Troppo spesso le persone non capiscono quanto meraviglioso sia sapere le parole di una canzone.
Nel messaggio ha scritto “Guarda che per me sei importante”; finalmente il cellulare vibra.

Valentina Covoni
Martedì 23 Marzo 2008 Ore 20.19 pm

Valentina si alza dalla sedia ed esce dalla cucina, ha chiesto a sua madre se gli serve aiuto per i piatti ma le ha detto di stare tranquilla e riposarsi. Entra in camera e vede con la coda dell'occhio il cellulare abbandonato sulla scrivania illuminarsi solitario. Lo afferra e legge il mittente del messaggio ricevuto: Alberto. Ultimamente si sentono spesso, forse troppo spesso... ha paura che il suo ragazzo la scopra, è un tipo geloso e perde la testa per un'inezia. All'inizio andava tutto bene, era dolcissimo con lei e la ricopriva di attenzioni, gli faceva i regali e la veniva a prendere a scuola, dopo un anno di relazione se ne fotteva di tutto: Valentina ha bisogno di uno strappo per tornare a casa? Chissenefotte! Valentina ha litigato con i suoi e si sente triste perchè si parla di continuo di università quando lei vuole cambiare scuola? Chissenefotte!
Messaggio ricevuto: “Guarda che per me sei importante”. Digita lentamente: “Anche per me Albi” poi chiude il cellulare e si butta a letto.

Valentina Covoni
Mercoledì 23 Maggio 2008 Ore 01.30 am

Valentina piange soffocando il viso e i singhiozzi tra le ginocchia umide, si porta le mani ai capelli e li sposta di lato, si alza e gira per la stanza cercando i pezzi del suo mondo andato in pezzi piccoli piccoli, non si può raccogliere neanche con un cucchiaino. La sua famiglia è spezzata, sua madre è andata a letto con un altro uomo che la ragazza riesce a immaginare solo con il viso di suo padre come se fosse l'unico uomo al mondo che mamma possa vedere, avere, volere. Ha ancora in testa il testo del messaggio che ha trovato nel cellulare di sua madre, Valentina vuole solo mandare un sms con il suo telefono dato che non ha più neanche un centesimo nel suo; sta scrivendo al suo moroso quando arriva un messaggio, la ragazza lo apre senza volerlo nella frenesia che invade il cervello quando si è spiazzati.
“Ange, sono passati solo trenta minuti da quando hai lasciato il mio letto e mi sembra di morire, a volte non ci sono parole per esprimere i propri sentimenti, a volte si pensa troppo forte. Tuo Massimo”.
In fondo al messaggio c'è uno smile ma a Valentina non sorride, ghigna tutto soddisfatto.
Scrive veloce “Vieni da me ti prego” al suo moroso, passano i minuti e lui non risponde, tenta uno squillo ma il cellulare è “spento o non raggiungibile”. Si guarda allo specchio poi inoltra il messaggio a Alberto.
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